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giovedì 12 luglio 2012

Million dollar baby





Un film di Clint Eastwood
Con Clint Eastwood, Hilary Swank, Morgan Freeman
Titolo originale: Million Dollar Baby
Durata: 127 min.
Genere: drammatico, sportivo
Soggetto: F.X. Toole (racconti della raccolta “Rope Burns”)
Sceneggiatura :Paul Haggis
Produzione: Clint Eastwood, Albert S. Ruddy, Tom Rosenberg, Paul Haggis
Fotografia :Tom Stern
Montaggio: Joel Cox
Effetti speciali: Steve Riley
Musiche: Clint Eastwood
Scenografia :Henry Bumstead
Usa 2004


di Chiara Roggino






Le prime immagini sono primi, primissimi piani, dettagli inquadrati dalla macchina da presa uno dopo l'altro. La plasticità dei corpi avvinghiati sul ring. Lo sforzo fisico dei duellanti.
Una voce over, fil rouge conduttore dell'intera pellicola ci introduce alla storia. “La gente ama la violenza. Rallenta agli incidenti stradali per vedere se ci sono morti. La gente dice di amare la boxe, ma non sa neanche cosa sia”. Maggie e Frankie si incontrano per la prima volta in un corridoio, all'uscita del ring, dopo il match. Come un cerchio perfetto, l'ultima immagine che avremo di Frankie sarà quella di lui, solo, che attraversa il lungo corridoio dell'ospedale dopo aver dato la morte alla sua “Mo cuishle” ( “mio tesoro”, “mio sangue”, in lingua gaelica).
Nel 2003 usciva nelle sale “Mystic river”, storia di un’infanzia spezzata in cui emergeva la predilezione dell'autore per l’innocenza saccheggiata-perduta ad opera del male: trovava fisicità e pallore nella metamorfosi fisica di uno straordinario Tim Robbins, colui cui viene data una seconda possibilità e che rimarrà imprigionato alle estreme conseguenze nella sua dimensione chiusa, d’arretrato mentale, vincolato al passato e ai suoi drammi. E' il 2004 e Eastwood torna dietro la macchina da presa per un film tratto dalla raccolta di racconti “Rope Burns” (Corde roventi”) di F.X. Toole, “Million dollar baby” (Aggiudicandosi quattro dei premi principali, il film è stato il protagonista degli Oscar 2005). Lo scrittore narra con voce sicura la meticolosa esplorazione delle metafore implicite nel pugilato ( la lotta sul ring come lotta per la vita, l’inevitabile scorrere del tempo, il destino che schiaccia, alla fine, anche i più forti).
La trentenne Maggie Fitzgerald ( Premio oscar Hilary Swank) irrompe nella vita del vecchio cutman Frankie Dunn, uomo disillluso dalla vita, un oscuro passato alle spalle. La donna vuole ad ogni costo diventare campionessa di puglilato. Iniziamente riluttante, Dunn deciderà di allenarla divenendone il manager, fino a condurla alle soglie del titolo mondiale...
A settantaquattro anni, Eastwood intesse una storia d'amore sui generis: una carezza e un pugno allo stomaco ben piazzato. L'allieva sarà per Frankie amore, figlia sostitutiva in vece del sangue del suo sangue, quella figlia reale cui scrive quasi ogni giorno per una colpa impossibile a redimersi ( mai esplicitata nel corso dell'intero film). “Io voglio solo tenerla con me”, dirà l'allenatore al parroco dopo avergli confessato dubbi e angosce per la supplica d'eutanasia di Maggie.
La giovane boxeur proviene da un nucleo familiare gretto e inesistente conducendo una vita che si trascina giorno dopo giorno: cameriera in un bar senza aspettative né speranze. "Veniva dal Missouri...dagli aridi altipiani della periferia di Theodosia...piantata tra cedri e querce, perduta tra il nulla e l'addio. Era cresciuta sapendo una cosa sola: che era spazzatura”. La voce narrante della storia è quella di Scrap-Iron Dupris, amico fedele di Frankie, cogestore della palestra rilevata da Dunn sette anni prima. Eastwood ne tratteggia il carattere facendo emergere un protagonista d'umanità schietta, sincero e leale. Scrap concluse la sua carriera a trentanove anni, al centonovesimo combattimento; match durante il quale perse un occhio e fu costretto a ritirarsi dal mondo della boxe. Frankie gli è sempre stato accanto: un'amicizia di vecchia data la loro. Sarà l'ex pugile di colore a spronare l'amico verso la drammatica-necessaria chiusura di sipario (“Quando è entrata da quella porta aveva solo coraggio e nessuna possibilità di diventare quello che voleva. Un anno e mezzo dopo lei ha combattuto per il titolo mondiale, il merito è tuo. La gente muore ogni giorno, Frankie, mentre lucida il pavimento o lava i piatti, sai qual è il loro ultimo pensiero? 'Non ho mai avuto un'occasione'; invece grazie a te Maggie ce l'ha avuta e se morisse oggi sai quale sarebbe il suo ultimo pensiero? 'Ho avuto l'occasione che volevo' "). 







Toccherà a Scrap tessere la memoria di Dunn: voce narrante che si fa lettera scritta alla figlia dell'amico per raccontarle la storia del padre.
Freeman fa sembrare che nulla richieda sforzo e che tutto sia estremamente facile. Non sai dove finisce la recitazione e inizi la persona.
Dice la Swank: “Sono andata a incontri di pugilato. Ho vissuto, dormito, mangiato, respirato, e bevuto boxe. Ho guadagnato diciannove chili di muscoli, quando mi hanno chiesto di ottenerne dieci. Così, naturalmente, ero intenzionata ad allenarmi per essere credibile nei panni di un pugile: è il mio lavoro”.
Inimitabile Clint Eastwood. Non ci sarà mai un altro come lui. Il suo talento è in grado di creare un ambiente in cui ognuno si sente a proprio agio. Il film è frutto del lavoro degli degli attori e lui li lascia fare. E' sorprendente. Quando hai visto il film, le sue impronte sono dappertutto. E non ti rendi nemmeno conto delle sue direttive, momento per momento, perché tutto è così sottile e così semplice.
Alla fotografia Tom Stern, collaboratore di vecchia data di Eastwood. Stern scolpisce volti e lineamenti di patine buie. Figure umane, sagome nere che si stagliano su fondali chiari, quasi ombre cinesi. Da rimarcare il verde come colore predominante e richiamo all'Irlanda, a Yeats, ai libri scritti in gaelico che Dunn si ostina a leggere.