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venerdì 13 luglio 2012

Kung Fu Panda 2






Un film di Jennifer Yuh
Genere: Animazione
Durata: 91 min.
Soggetto: Ethan Reiff, Cyrus Voris
Sceneggiatura: John Stevenson, Jonathan Aibel, Glenn Berger
Produzione: Melissa Cobb
Casa di produzione. DreamWorks Animation
Montaggio: Clare Knight
Musiche: Hans Zimmer e John Powell
USA 2011


di Chiara Roggino





A tre anni di distanza dal primo lungometraggio DreamWorks Animation firmato Mark Osborne e John Stevenson, tornano a furoreggiare su grande schermo le gesta eroicomiche del neo Guerriero Dragone – il panda Po e dei suoi fidi compagni d’avventura, i “Cinque cicloni”. Alle redini di “Kung Fu Panda 2″, Jennifer Yuh, si vocifera essere la prima donna a dirigere un cartoon. La pellicola asseconda su un piano meramente produttivo quelli che, dal 2009, per voce di Jeffrey Katzenberg, divennero i principi fondanti della Dreamworks, baluardo di un nuovo cinema d’animazione 3D.
Al centro di “Kung Fu Panda 2″, la ‘rivoluzione industriale’ condotta dal perfido pavone Shen (occhi bistrati, speroni metallici, becco adunco e penne scagliate in vece di coltelli) mette in serio pericolo la sopravvivenza delle arti marziali: prima fra tutte, ça va sans dire, quella del kung fu. Po e i Cinque, orchestrati dal saggio maestro Scifu, interverranno a sabotare le mire imperialiste di questo cattivo nuovo di zecca. Portare a termine l’impresa necessiterà una doppia dose di coraggio al goffo antieroe in bianco e nero. Tra una mossa e l’altra di kung fu, il panda si addentrerà in una perigliosa odissea alla ricerca del vero sé, della pace interiore e delle proprie radici.
Come in “Kung Fu Panda”, a esordio di questo riuscito sequel si compongono, in un’affascinante fiera di pittogrammi cinesi animati in 2D , le immagini-flash back dell’antefatto alla storia vera e propria. Si esplica pertanto la genesi di Lord Shen e della sua rabbia in seguito alla cacciata dalla città di Gong Min. Il susseguirsi delle vicende si dipanerà assecondando principi prettamente dinamici per cui l’azione avrà il sopravvento sulla gag comica. Risultato: si ride meno, partecipando altrimenti della narrazione per empatia coreutica, tutta cinetica. In questo gran ballo policromo gli animali antropomorfi protagonisti della vicenda si lanciano in acrobazie spericolate seguendo passo passo il fil rouge che renderà Po un goffo (per questo passibile di maggiore identificazione da parte del pubblico) emulo di Bruce Lee e Jackie Chan , così come abbiamo imparato a conoscerli tramite la filmografia che li vede protagonisti. In tutto questo non possiamo fare a meno di sottolineare l’impatto di scenari, dipinti ricreati digitalmente, efficaci e quanto mai veri. Si susseguono, uno dopo l’altro, in un caleidoscopio di luci, colori ed ombre capaci di ricreare un ambiente familiare e nostalgico, di forte impatto narrativo.
Meritevole di lode il cast originale in carne ed ossa, grande apparato vocale a prestar voce ai beniamini della storia. Jack Black regala al suo Po un’efficace titubanza di fondo insaporita da uno humor fatto di tempi e reazioni genuine, frutto della spontanea verve comica dell’attore.
In un confronto che ha dell’impietoso, Fabio Volo ripropone l’ennesima versione riscaldata del suo panda bergamasco doc, dando vita ad una performance urticante di intonazioni svizzere e monocordi, degne del peggior allievo di un corso di doppiaggio.