Un
film di Jennifer Yuh
Genere:
Animazione
Durata:
91 min.
Soggetto:
Ethan Reiff, Cyrus Voris
Sceneggiatura:
John Stevenson, Jonathan Aibel, Glenn Berger
Produzione:
Melissa Cobb
Casa
di produzione. DreamWorks Animation
Montaggio:
Clare Knight
Musiche:
Hans Zimmer e John Powell
USA 2011
USA 2011
A tre anni
di distanza dal primo lungometraggio DreamWorks Animation firmato
Mark Osborne e John Stevenson, tornano a furoreggiare su grande
schermo le gesta eroicomiche del neo Guerriero Dragone – il panda
Po e dei suoi fidi compagni d’avventura, i “Cinque cicloni”.
Alle redini di “Kung Fu Panda 2″, Jennifer Yuh, si vocifera
essere la prima donna a dirigere un cartoon. La pellicola asseconda
su un piano meramente produttivo quelli che, dal 2009, per voce di
Jeffrey Katzenberg, divennero i principi fondanti della Dreamworks,
baluardo di un nuovo cinema d’animazione 3D.
Al centro
di “Kung Fu Panda 2″, la ‘rivoluzione industriale’ condotta
dal perfido pavone Shen (occhi bistrati, speroni metallici, becco
adunco e penne scagliate in vece di coltelli) mette in serio pericolo
la sopravvivenza delle arti marziali: prima fra tutte, ça va sans
dire, quella del kung fu. Po e i Cinque, orchestrati dal saggio
maestro Scifu, interverranno a sabotare le mire imperialiste di
questo cattivo nuovo di zecca. Portare a termine l’impresa
necessiterà una doppia dose di coraggio al goffo antieroe in bianco
e nero. Tra una mossa e l’altra di kung fu, il panda si addentrerà
in una perigliosa odissea alla ricerca del vero sé, della pace
interiore e delle proprie radici.
Come in
“Kung Fu Panda”, a esordio di questo riuscito sequel si
compongono, in un’affascinante fiera di pittogrammi cinesi animati
in 2D , le immagini-flash back dell’antefatto alla storia vera e
propria. Si esplica pertanto la genesi di Lord Shen e della sua
rabbia in seguito alla cacciata dalla città di Gong Min. Il
susseguirsi delle vicende si dipanerà assecondando principi
prettamente dinamici per cui l’azione avrà il sopravvento sulla
gag comica. Risultato: si ride meno, partecipando altrimenti della
narrazione per empatia coreutica, tutta cinetica. In questo gran
ballo policromo gli animali antropomorfi protagonisti della vicenda
si lanciano in acrobazie spericolate seguendo passo passo il fil
rouge che renderà Po un goffo (per questo passibile di maggiore
identificazione da parte del pubblico) emulo di Bruce Lee e Jackie
Chan , così come abbiamo imparato a conoscerli tramite la
filmografia che li vede protagonisti. In tutto questo non possiamo
fare a meno di sottolineare l’impatto di scenari, dipinti ricreati
digitalmente, efficaci e quanto mai veri. Si susseguono, uno dopo
l’altro, in un caleidoscopio di luci, colori ed ombre capaci di
ricreare un ambiente familiare e nostalgico, di forte impatto
narrativo.
Meritevole
di lode il cast originale in carne ed ossa, grande apparato vocale a
prestar voce ai beniamini della storia. Jack Black regala al suo Po
un’efficace titubanza di fondo insaporita da uno humor fatto di
tempi e reazioni genuine, frutto della spontanea verve comica
dell’attore.
In un
confronto che ha dell’impietoso, Fabio Volo ripropone l’ennesima
versione riscaldata del suo panda bergamasco doc, dando vita ad una
performance urticante di intonazioni svizzere e monocordi, degne del
peggior allievo di un corso di doppiaggio.