Un
film di
Hector Babenco
Con William Hurt, Raul Julia, Sonia Braga
Con William Hurt, Raul Julia, Sonia Braga
Titolo
originale:
Kiss of the Spider Woman
Genere: Drammatico
Durata: 120'
Soggetto: Manuel Puig
Sceneggiatura: Leonard Schrader
Fotografia: Rodolfo Sànchez
Montaggio: Mauro Alice
Musiche: Nando Cordeiro
Scenografia: Clovis Bueno
USA, Brasile 1985
Genere: Drammatico
Durata: 120'
Soggetto: Manuel Puig
Sceneggiatura: Leonard Schrader
Fotografia: Rodolfo Sànchez
Montaggio: Mauro Alice
Musiche: Nando Cordeiro
Scenografia: Clovis Bueno
USA, Brasile 1985
di
Chiara Roggino
“Tanto
tempo fa, in un'isola tropicale molto remota, viveva una strana
donna...Portava un lungo abito di lamé nero, che le aderiva come un
guanto. Ma la poverina era prigioniera di una gigantesca rete di
ragno, prodotta dal suo stesso corpo. Un giorno un naufrago approdò
sulla spiaggia. Lei lo nutrì, e gli medicò le ferite. Lo curò con
amore, e lo riportò alla vita. Quando lui si svegliò, guardò
intensamente la Donna Ragno e vide... una lacrima perfetta che
scivolava da sotto la sua maschera”.
In
principio saranno le note di un valzer: tappeto sonoro malinconico
avvolge la sala, quasi una carezza. Alle prime immagini si leva il
sipario. Un piano sequenza fluido, lentissimo. La cinepresa descrive
senza fretta l'ambientazione della pièce. Quattro pareti di una
cella. Un'ombra: filo della biancheria, alcune mollette appese, è
incastonata dall'ombra altra delle sbarre di una finestra. Abiti
femminili, color pastello, sparsi ovunque. Una bambola sulle coperte.
Alle pareti poster di dive del passato, nuvole e stelle disegnate col
gesso. Una voce over ci introduce al primo quadro del primo atto: è
quella di Luis Molina (William Hurt). D'un tratto l'uomo afferra un
asciugamano rosso. Lo avviluppa ai capelli, quasi un turbante. Primo
piano di caviglie e piedi dell'uomo per una camminata in bilico su un
immaginario trapezio a imitare i passi della fatale chanteuse: Leni
Lamaison. Poi tocca al letto di Valentin Arregui (Raul Julia). La sua
camicia è lorda: sudore e sangue mescolati insieme.
L'argentino
Hector Babenco è per disposizione personale un viaggiatore precoce:
dal 1964 al 1968 vive in Europa, barcamenandosi tra i mestieri più
disparati (muratore, stiratore, comparsa…). Dal 1969 è in Brasile,
a San Paolo. Non ancora trentenne, nel 1975, gira il suo primo
lungometraggio (Il
re della notte);
ma è con il secondo film, Lucio
Flavio, il passeggero dell'agonia
(1977), basato su fatti di vita vera, che ottiene il primo
riconoscimento di critica e di pubblico. Nel 1984 adatta il celebre
romanzo dello scrittore compatriota Manuel Puig, dirigendo
Il bacio della
donna
ragno.
A supportarlo, un cast internazionale di primissima qualità.
Protagonisti William Hurt e Raul Julia, il film vinse premi a Cannes
e si aggiudicò quattro nomination agli Oscar. Hurt impugnerà
l'ambita statuetta quale miglior interprete maschile.
La
pellicola si presenta quale esplorazione di due differenti
interiorità umane. Un
vincolo indissolubile si viene a creare tra i due protagonisti,
uomini agli antipodi le cui circostanze di vita, al presente, sono
celate da inquietanti segreti. Il film, tratto dal roacconto di Manuel
Puig (coinvolto da Hector Babenco nella stesura dello script), è un
dramma mascherato da thriller. Il cineasta diede il la alla sua
impresa produttiva nel 1982. Primo ostacolo: convincere Puig a
vendere i diritti dell'opera letteraria. Non fu facile. La sfortuna
sembrava aver preso il sopravvento quando Burt Lancaster espresse un
forte entusiasmo e la volontà di interpretare il ruolo di Molina. Ma
la partecipazione dell'attore avrebbe comportato un caro prezzo:
Lancaster esigeva l'ultima parola riguardo all'approvazione della
sceneggiatura. In ultima analisi, problemi di salute e divergenze
creative lo condussero fuori dal set, dando all'astro nascente
William Hurt, reduce dal successo de Il
grande freddo
(Lawrence Kasdan, 1983), la possibilità di intervenire per una parte
quanto mai ambita. Il film ebbe grossi problemi in ambito di
sovvenzioni. Infine fu appoggiato economicamente da sostenitori
indipendenti in Brasile e negli Stati Uniti. La scarsa
comprensione della lingua inglese da parte di Babenco portò non poca
confusione sul set. Parti della sceneggiatura furono riscritte (da
Leonard Schrader e Puig, spesso in disaccordo). Hurt e il regista si
scontrarono con tanta violenza da non rivolgersi più la parola.
Il film si svolge quasi per intero entro i confini di una cella in un anonimo paese sudamericano. I due uomini che condividono gli "alloggi" non potrebbero essere più diversi. Molina è un omosessuale in stato di arresto per la corruzione di un minore. Totalmente digiuno di politica, cerca di annullare il suo personale calvario attraverso la fuga in un mondo di fantasia, raccontando ad alta voce e riportando al suo riluttante compagno di cella uno dei suoi film preferiti: un melodramma nazista. Valentin, giornalista di professione, è dissidente politico. Detesta le prospettive di vita di Molina, lungi da ogni impegno morale e civile, ed è visibilmente irritato dall'affetto che l'uomo nutre nei suoi confronti. Terza interprete del film, Sonia Braga. L'attrice ricopre tre ruoli differenti: chanteuse e amante appassionata nel melodramma nazista, donna ragno, protagonista dell'estremo racconto di Molina ed ex fidanzata di Valentin (Marta). Entro i confini della cella, realtà e fantasia si intrecciano indissolubilmente.
Il film si svolge quasi per intero entro i confini di una cella in un anonimo paese sudamericano. I due uomini che condividono gli "alloggi" non potrebbero essere più diversi. Molina è un omosessuale in stato di arresto per la corruzione di un minore. Totalmente digiuno di politica, cerca di annullare il suo personale calvario attraverso la fuga in un mondo di fantasia, raccontando ad alta voce e riportando al suo riluttante compagno di cella uno dei suoi film preferiti: un melodramma nazista. Valentin, giornalista di professione, è dissidente politico. Detesta le prospettive di vita di Molina, lungi da ogni impegno morale e civile, ed è visibilmente irritato dall'affetto che l'uomo nutre nei suoi confronti. Terza interprete del film, Sonia Braga. L'attrice ricopre tre ruoli differenti: chanteuse e amante appassionata nel melodramma nazista, donna ragno, protagonista dell'estremo racconto di Molina ed ex fidanzata di Valentin (Marta). Entro i confini della cella, realtà e fantasia si intrecciano indissolubilmente.
Ma
risaliamo alla fonte narrativa della pellicola. Il romanzo di Manuel
Puig, adattato da Hector Babenco è “ridotto” ad una sola
performance-racconto di Molina, in vece dei sei presenti nel romanzo.
Tutto ciò sposta altrove le dinamiche strutturate da Puig,
conducendo lo sguardo sulla presa di coscienza-liberazione sociale e
personale di Luis Molina ( “Dammi
la tua
parola
che non ti farai mai più umiliare da nessuno, e che ti farai
rispettare sempre. Promettimi che non ti farai mai più sfruttare.
Nessun uomo ha il diritto di sfruttare un altro uomo...”).
Dice Puig: “
Una volta che ho iniziato a scrivere non riuscivo più a smettere! Il
dialogo è stato il motore veicolante per la narrazione, un accordo
di parole in cui il non detto conta più del resto (….) I due
protagonisti si sfiorano solo a parole: quasi non possano guardarsi
l'un l'altro, tanto meno avere un contatto fisico perché sono uomini
e la vicinanza carnale all'interno della cella è tabù, cosa
proibita”.
Parole chiave: Puig, Babenco, cinema, teatro. The
Kiss of the Spider Woman,
opera di derivazione letteraria, prende vita dalla materia
impalpabile di cui sono fatti i sogni, sìcche lo spettatore potrà
respirare a pieni polmoni quell'aria e quella polvere di palcoscenico
di cui avvertirà il sentore, nitido, seduto in una fila di platea a
osservare figure vive e concrete muoversi al di là dello schermo. Lo
scambio di battute tra Valentin e Luis è agile, appassionante, per
un théâtre de chambre che punta ogni carta su parole, gesti,
avvicinamenti e prese di distanza tra protagonisti. Rare le sortite
di scena, sporadici gli squarci di esterni fuori cella. Il film
prenderà il largo dalle assi di scena solo in extremis, allorché
Molina, in seguito alla concessione della libertà condizionata,
deciderà di contribuire alla lotta politica per amore del suo
compagno di carcere. Un destino deciso in partenza il suo: cadavere,
foulard scarlatto legato al collo, verrà abbandonato dalla polizia
in una discarica quale oggetto da nulla, di poca importanza.
La narrazione filmica procede tramite un linguaggio per immagini che alterna presente ( la realtà carceraria) a un mondo altro, onirico, intessuto da Molina con la grazia di un aracnide che tesse la propria tela: per proteggersi ed evadere da una cruda realtà che non concede via di fuga.
La narrazione filmica procede tramite un linguaggio per immagini che alterna presente ( la realtà carceraria) a un mondo altro, onirico, intessuto da Molina con la grazia di un aracnide che tesse la propria tela: per proteggersi ed evadere da una cruda realtà che non concede via di fuga.
Il
montaggio alternato per dissolvenze incrociate è un perpetuo
girotondo, avanti e indietro, tra un microcosmo dipinto a tinte
accese e una cellula favolistica in cui a predominare saranno filtri
color seppia. Sonia Braga, attrice di provenienza dichiaratamente
soap operistica, spicca per una recitazione volutamente mélo, quasi
una parodia della Divina Garbo. La sua Leni si muove sulla scena per
una gestualità eccessiva, ridondante, una mimica facciale portata
all'esasperazione da mosse e mossette artefatte nella loro fin troppo
esplicita drammaticità d'intenti. Di suo, all'interno
dell'excursus-percorso di formazione che vede avvicinarsi i due
protagonisti reali della fiction, Hurt non passa certo inosservato.
Un ruolo oltre la semplice osticità quello di Molina, in perpetuo
equilibrio, accompagnato dal rischio costante di passare da
personaggio di carne e sentimenti a macchietta, feticcio gay ,
ridicolo nonché poco credibile. Ma qui Hurt si gioca tutte le sue
carte. Sa dove andare a parare, sempre e comunque. Sua una
recitazione minimale per un uso del corpo e degli sguardi realistico
e pulsante verità oltre la quarta parete del jeu
théatral intessuto
da Babenco. Malinconico, struggente, perfetto. Così la battuta
“Credi
che sia facile trovare un vero uomo? Uno che sia umile, ma abbia la
sua dignità. Da quanti anni lo cerco, da quante notti! Quante facce
ho visto piene di disprezzo e d'inganno!”
sarà l'estrema richiesta d'aiuto di un personaggio vivo, quantomai
reale per un performer
capace di trascinarsi dietro una scia di spettatori: attenti a
carpire ogni suo sguardo, avidi di conoscere la sua storia e il suo
percorso di sofferenza, la sua “vita
d'attesa
del
nulla”.