Diari
veneziani: 69ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di
Venezia
Un film di Marco Bellocchio
Con
Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Isabelle Huppert, Roberto Herlitzka,
Maya Sansa, Pier Giorgio Bellocchio, Gianmarco Tognazzi, Brenno
Placido
Durata:
115 min.
Genere:
drammatico
Soggetto:
Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli
Produttore
esecutivo: Fabio Massimo Cacciatori, Franco Bevione
Fotografia:
Daniele Ciprì
Montaggio:
Francesca Calvelli
Scenografia:
Marco Dentici
Italia,
Francia 2012
di
Chiara Roggino
“Come voterai?”
“Non lo so”
“Come non lo sai?”
“E' una questione di vita
e di morte...”
Uliano ( un Toni Servillo
in stato di grazia) si aggira senza meta per le strade di Roma. E'
ormai notte. Sguardo rivolto verso il basso, il protagonista parla ad
alta voce tra sé e sé. Il suo, un sofferto soliloquio. Uomo,
senatore, padre, marito. La moglie giace in un letto d'ospedale,
malata di cancro all'ultimo stadio. “Amore mio, aiutami. Sono
stanca. Ti prego”. Un gesto coraggioso, atto estremo di profondo
affetto volto a graziare una non esistenza marchiata dal dolore, Uliano stacca i macchinari che tengono in vita la donna. Subito dopo,
non resta che un abbraccio disperato. L'uomo afferra con forza la sua
compagna di vita: ormai cadavere, ormai in pace. Alcuni atti d'amore
si pagano a caro prezzo. Certi slanci di profonda empatia umana
costano, si imprimono a fondo a tatuare pelle e anima assieme.
Bella
addormentata, trentesima
pellicola di Marco
Bellocchio, si dipana,
racconto corale, per un intrecciarsi di voci-sguardi molteplici. Non
attendetevi una fedele narrazione del Caso Englaro, pur fondamenta
della struttura narrativa del film. La pellicola, ispirata agli
eventi riguardanti Eluana, fatti che segnarono nel profondo le
coscienze politiche e civili italiane, è di esclusiva proprietà
dell'autore, profondamente sua fino all'ultima sequenza. Una storia
che affronta un tema difficile e rischioso progredendo in perfetto
equilibrio per una regia intensa che tratteggia situazioni umane con
estrema delicatezza. “Mamma,
mi hai sempre insegnato che io sono un guerriero. Ora tocca a te”.
A parlare è Maria (Alba
Rohrwacher), figlia di
Uliano. La giovane donna ( il cui nome allude palesemente alla
Vergine) coltiva una cristianità pura e profondamente intatta. Così
come il padre, anche lei sale sul treno, dirigendosi verso la
capitale. Ella intende partecipare alla pubblica manifestazione di
comune cattolico dissenso nei confronti della scelta dei famigliari
dell'Englaro. Scelta intrapresa in virtù del testamento biologico
rilasciato dalla bella addormentata prima
del suo eterno assopirsi.
Personaggi
accomunati da comune dolore, tra scelte di vita e di morte, si
susseguono internamente al percorso filmico tramite un uso magistrale
di montaggio alternato. Tema oltremodo scomodo quello affrontato dal
regista piacentino. Presto, fin dalle prime immagini offerte agli
occhi dello spettatore, ci renderemo conto ( Che gradita riconferma!)
di trovarci innanzi a un cineasta di consolidata professionalità, un
abile mestierante che conosce il fatto suo. Tuttavia, non possiamo
eludere, rimarcandole, alcune evidenti lacune a costellare la
pellicola: macchie scure ad offuscare un film di forte impatto
emotivo, un racconto per immagini che attanaglia le viscere
aggredendo lo spettatore nell'intimo. Un surplus di dialoghi mal
giocati, tortuosi, sovrabbondanti, annientano in parte una
sceneggiatura intessuta con cura maniacale, quanto mai efficace. Così
risulterà palese la discrepanza-netto distacco di prove attoriali
non livellate. A personaggi interpretati con magistrale talento di
performer ( uno fra tutti, il magistrale Toni Servillo) si
alterneranno interpretazioni poco credibili, fuori luogo e fuori
parte. Così risulterà
forzato il pianto della Divina Madre ( Isabelle Huppert), attrice
teatrale in “ritiro monastico” in seguito alla caduta in coma
della giovane figlia.
La
donna versa lacrime, giorno dopo giorno, pregando affinché il frutto
del suo ventre torni alla vita. Evidente l'allusione dialogica
dell'Huppert alla parabola del Vengelo di Luca: “ (…) Ma
Gesù che aveva sentito disse al padre: Non temere, soltanto abbi
fede e sarà salva. E, arrivato alla casa, non permise che alcuno vi
entrasse con lui, salvo Pietro, Giacomo e Giovanni, il padre e la
madre della bambina. Tutti piangevano e facevano lamento su di lei.
Ma egli disse: Non piangete, non è morta, ma dorme. E ridevano di
lui, sapendo che era morta. Ma egli la prese per mano e ad alta voce
esclamò: Fanciulla, sorgi! Quella si rianimò e all'istante si rizzò
in piedi. Gesù ordinò di darle da mangiare. I genitori furono
sconvolti. Ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò
che era accaduto”.