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martedì 11 settembre 2012

Bella addormentata


Diari veneziani: 69ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia


Un film di Marco Bellocchio
Con Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Isabelle Huppert, Roberto Herlitzka, Maya Sansa, Pier Giorgio Bellocchio, Gianmarco Tognazzi, Brenno Placido
Durata: 115 min.
Genere: drammatico
Soggetto: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli
Produttore esecutivo: Fabio Massimo Cacciatori, Franco Bevione
Fotografia: Daniele Ciprì
Montaggio: Francesca Calvelli
Scenografia: Marco Dentici
Italia, Francia 2012


di Chiara Roggino


Come voterai?”

Non lo so”

Come non lo sai?”

E' una questione di vita e di morte...”

Uliano ( un Toni Servillo in stato di grazia) si aggira senza meta per le strade di Roma. E' ormai notte. Sguardo rivolto verso il basso, il protagonista parla ad alta voce tra sé e sé. Il suo, un sofferto soliloquio. Uomo, senatore, padre, marito. La moglie giace in un letto d'ospedale, malata di cancro all'ultimo stadio. “Amore mio, aiutami. Sono stanca. Ti prego”. Un gesto coraggioso, atto estremo di profondo affetto volto a graziare una non esistenza marchiata dal dolore, Uliano stacca i macchinari che tengono in vita la donna. Subito dopo, non resta che un abbraccio disperato. L'uomo afferra con forza la sua compagna di vita: ormai cadavere, ormai in pace. Alcuni atti d'amore si pagano a caro prezzo. Certi slanci di profonda empatia umana costano, si imprimono a fondo a tatuare pelle e anima assieme.




 

 

Bella addormentata, trentesima pellicola di Marco Bellocchio, si dipana, racconto corale, per un intrecciarsi di voci-sguardi molteplici. Non attendetevi una fedele narrazione del Caso Englaro, pur fondamenta della struttura narrativa del film. La pellicola, ispirata agli eventi riguardanti Eluana, fatti che segnarono nel profondo le coscienze politiche e civili italiane, è di esclusiva proprietà dell'autore, profondamente sua fino all'ultima sequenza. Una storia che affronta un tema difficile e rischioso progredendo in perfetto equilibrio per una regia intensa che tratteggia situazioni umane con estrema delicatezza.Mamma, mi hai sempre insegnato che io sono un guerriero. Ora tocca a te”. A parlare è Maria (Alba Rohrwacher), figlia di Uliano. La giovane donna ( il cui nome allude palesemente alla Vergine) coltiva una cristianità pura e profondamente intatta. Così come il padre, anche lei sale sul treno, dirigendosi verso la capitale. Ella intende partecipare alla pubblica manifestazione di comune cattolico dissenso nei confronti della scelta dei famigliari dell'Englaro. Scelta intrapresa in virtù del testamento biologico rilasciato dalla bella addormentata prima del suo eterno assopirsi.

 

 

 

 

Personaggi accomunati da comune dolore, tra scelte di vita e di morte, si susseguono internamente al percorso filmico tramite un uso magistrale di montaggio alternato. Tema oltremodo scomodo quello affrontato dal regista piacentino. Presto, fin dalle prime immagini offerte agli occhi dello spettatore, ci renderemo conto ( Che gradita riconferma!) di trovarci innanzi a un cineasta di consolidata professionalità, un abile mestierante che conosce il fatto suo. Tuttavia, non possiamo eludere, rimarcandole, alcune evidenti lacune a costellare la pellicola: macchie scure ad offuscare un film di forte impatto emotivo, un racconto per immagini che attanaglia le viscere aggredendo lo spettatore nell'intimo. Un surplus di dialoghi mal giocati, tortuosi, sovrabbondanti, annientano in parte una sceneggiatura intessuta con cura maniacale, quanto mai efficace. Così risulterà palese la discrepanza-netto distacco di prove attoriali non livellate. A personaggi interpretati con magistrale talento di performer ( uno fra tutti, il magistrale Toni Servillo) si alterneranno interpretazioni poco credibili, fuori luogo e fuori parte. Così risulterà forzato il pianto della Divina Madre ( Isabelle Huppert), attrice teatrale in “ritiro monastico” in seguito alla caduta in coma della giovane figlia.

 

 

 

 

La donna versa lacrime, giorno dopo giorno, pregando affinché il frutto del suo ventre torni alla vita. Evidente l'allusione dialogica dell'Huppert alla parabola del Vengelo di Luca: “ (…) Ma Gesù che aveva sentito disse al padre: Non temere, soltanto abbi fede e sarà salva. E, arrivato alla casa, non permise che alcuno vi entrasse con lui, salvo Pietro, Giacomo e Giovanni, il padre e la madre della bambina. Tutti piangevano e facevano lamento su di lei. Ma egli disse: Non piangete, non è morta, ma dorme. E ridevano di lui, sapendo che era morta. Ma egli la prese per mano e ad alta voce esclamò: Fanciulla, sorgi! Quella si rianimò e all'istante si rizzò in piedi. Gesù ordinò di darle da mangiare. I genitori furono sconvolti. Ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto”.