Un film di Guido Lombardi
Con Yssouf
Abdou Karer, Moussa Mose Mone, Kader Alassane, Fatima Traore
Genere: drammatico
Durata: 100 min.
Sceneggiatura: Guido Lombardi
Produttore: Gaetano Di Vaio, Pietro Pizzimento
Produttore esecutivo: Gennaro Fasolino
Casa di produzione: Eskimo, Figli del Bronx, Minerva pictures, Rai Fiction, Regione Campania
Fotografia: Francesca Amitrano
Montaggio: Annalisa Forgione, Beppe Leonetti
Scenografia. Maica Rotondo
Costumi: Francesca Balzano
Italia 2011
di Chiara Roggino
Due sagome scure riprese di spalle. Pioggia che batte. Un ombrello rosso spalancato sotto le nubi. In alto, il cielo. Davanti, il mare, sconfinato.
"Non hai mai visto il mare?"
"Solo dall'aereo".
"Non hai mai visto il mare?"
"Solo dall'aereo".
Là-bas di
Guido Lombardi prende spunto dalla strage di Castevolturno ( 18
settembre 2008) per narrare la storia-percorso di formazione di
Yussouf, immigrato nordafricano, giovane artista in cerca di fortuna
per una vita nuova, laggiù, oltre
il mare, in Italia: terra di nessuno, immaginifico
paese della cuccagna per chi
cerca asilo e riscatto economico sociale, isola felice dove
ogni desiderio può prendere forma quasi per magia.
Lombardi,
internamente al percorso filmico, delinea due spazi-luoghi agli
antipodi. La maison des bugies (comunità immigrata che si
arrabatta legalmente per il proprio sostentamento) e l'abitazione
dello zio di Yussouf, self-made man, pesce piccolo per una
microcriminalità che trae profitto dallo spaccio di cocaina.
Alla
fotografia Francesca Amitrano opera di cesello sui volti degli attori
( tutti non professionisti): giochi di sguardi, dettagli, micropieghe
dei tratti somatici di massa e singoli. Il protagonista verrà spesso
ripreso in solitudine: percorso che consente all'autore una
dettagliata analisi psicologica del personaggio fra dubbi , ansie,
attese, sensi di colpa.
Lombardi
non indugia nel mostrare la normalità di un microcosmo per una
violenza che non conosce tracce di pietà. Topica la scena della
ragazza bianca, corriere di stupefacenti, ormai cadavere per un ovulo
di cocaina disfatto nell'organismo. Il regista non dà tregua allo
spettatore: nulla è lasciato al fuori campo. Quella che ci viene
mostrata è l'immagine di una normale autopsia, intervento di
ordinaria quotidianità.
Là-bas,
pellicola che rincorre le impronte del gangster movie per farsi
contemporaneamente atto di denuncia sociopolitica: nei confronti
dell'istituzione camorristica, qui incarnata dal clan dei Casalesi.
Yussouf si troverà innanzi a un bivio: sopravvivere vendendo
fazzoletti agli angoli della strada, raccogliere pomodori per un
radicale sfruttamento di mano d'opera o imboccare la terza via, la
più semplice. Guadagno facile per quell'educazione criminale
esplicitata dal titolo del film.
Lombardi
imposta la sua opera sulla base di un plurilivello
linguistico-comunicativo: i personaggi non si esprimeranno tramite
idioma italiano. Tutti, camorristi esclusi, parleranno adoperando la
loro lingua madre:
francese per lo più e inglese.
In
seguito alla strage, la scelta etico esistenziale di Yussouf segnerà
il ritorno a una vita di legale dignità. Al termine del film il
giovane si spoglierà dei propri indumenti, simbolo di appartenenza
alla dimensione criminale, per fare ritorno alla maison des
bugies. Riaccolto dal gruppo, il corpo fragile ed esposto avvolto dalla bandiera
senegalese.