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martedì 18 settembre 2012

La cinquième saison





Diari veneziani: 69ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia



Un film di Peter Brosens e Jessica Woodworth
Con Sam Louwyck, Aurélia Poirier, Django Schrevens, Gill Vancompernolle
Genere: drammatico
Durata: 93 min.
Sceneggiatura: Peter Brosens, Jessica Woodworth
Fotografia: Hans Bruch Jr.
Montaggio: Peter Brosens
Scenografia: Igor Gabriel
Costumi: Claudine Tychon
Musica: Michel Schöpping
Produzione: Entre Chien et Loup, Unlimited, Molenwiek Film BV, Bo Films
Belgio, Olanda, Francia 2012
di Chiara Roggino

"Dio inverno, ti accusiamo per i crimini che hai commesso durante l'anno".

Una tettoia di alberi, rami scheletrici incombono minacciosi mentre un corvo vi si addentra in volo: cupo presagio di una catastrofe vissuta al presente dagli abitanti di un piccolo villaggio perso nelle Fiandre. La ragazza dai lunghi capelli, primo piano per lineamenti smorti, spauriti, sguardo vacuo perduto nel nulla, invia al cielo un grido disperato: l'imitazione del canto d'un uccello a richiamare il cinguettante popolo migratore, assente ingiustificato da ormai troppo tempo.




 
La Cinquième saison, film diretto dal duo Jessica Woodworth-Peter Brosens è l'estremo capitolo di una trilogia dedicata al conflitto tra uomo e natura. Kahdak: tra le steppe della Mongolia un gregge di pecore è misteriosamente sterminato da una pestilenza. Altiplano: un altopiano delle Ande peruviane è contaminato dal mercurio. Questa volta, la location dell'ultima pagina messa a nudo dai due cineasti sono le Fiandre - regione natale di Brosens -, là dove a morire è tutto, non gli animali e gli alberi soltanto, ma anche l'uomo.
Il caos che precipita gli abitanti del villaggio in un vortice senza fondo si fa metamorfosi via via sempre più tangibile. Le mucche non producono più latte, i pesci periscono, cadaveri nel letto del fiume, le api si negano all'impollinazione ("Prima spariscono le api, poi il resto"), l'aratro si mette in moto senza alcun fine praticando nel terreno arido e brullo cerchi concentrici su un suolo infruttifero; neve, pioggia, cadono incessantemente dall'alto dei cieli per nuvole in viaggio, ombre scure e minacciose quando una civetta dagli occhi penetranti compare in primo piano, presagio di calamità e di morte. I popolani giungeranno ad aggregarsi in una setta: ognuno di loro indosserà una maschera dal naso adunco a celare e spersonalizzare identità e fattezze. L'estrema sconfitta dell'uomo: la deturpazione identitaria messa in atto dalla Natura. È quest'ultima a scarnificare nell'intimo, poco alla volta, il singolo individuo.




 Defraudati da un ambiente che li espelle con forza, agli uomini e alle donne "senza volto" non resta che annullare il proprio sé all'interno del gruppo per un pensiero che riecheggia all'unisono quasi si fosse propagata, a prevalere su quella personale, una malsana coscienza collettiva. Il percorso filmico è suddiviso in capitoli: autunno, primavera, estate. La quinta stagione cui il titolo allude invita lo spettatore a guardare oltre. Al di fuori delle classiche quattro, si cela una dimensione alternativa a fendere, quasi uno strappo, una realtà devastante. Nel paesino stravolto da neve e vento cova qualcosa. A livello inconscio, i suoi "inquilini" vivono influenzati da un tetro inafferrabile qualcosa.





 La cinquième saison si manifesta quale opera di linguaggio filmico purissimo; alimentato da quiete parvenze, pur di rovente inesausta fiamma: "Devi avere il caos dentro per generare un fuoco danzante". Quando padre e figlio "forestieri" (il primo saltimbanco-ciarlatano, il secondo disabile) si decidono ad abbandonare una realtà fisica che ignora l'aggettivo "umano", saranno inevitabilmente presi di mira da un "sabba di streghe": rapiti, legati, messi al rogo. La comune valligiana non conosce pietà, rifiutando senza distinzioni ogni esilio volontario. L'intera collettività di abitanti è sottoposta al vetro di una lente di ingrandimento. Così, la pellicola si paleserà quale profezia per un genere umano e una natura che sopravviveranno anche in un lontano domani. Permarranno forme di vita alternative, capaci di adattarsi a nuove misteriose circostanze. Animali, alieni o struzzi forse vedranno la luce di una quinta stagione.