Un
film di Roman Polanski
Con
Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon,Sidney Blackmer, Maurice
Evans
Genere:
thriller/horror
Durata
136 min.
Soggetto:
Ira Levin ( romanzo)
Sceneggiatura:
Roman Polanski
Produzione:
William Castle
Fotografia:
William Fraker
Montaggio:
Sam O'Steen, Bob Wyman
Musica:
Krzysztof Komeda
Scenografia:
Richard Sylbert
USA
1968
di Chiara Roggino
di Chiara Roggino
Una
lenta panoramica a indagare il cielo di New York: piano sequenza sui
tetti della Big Apple, alberi, giardini. E d'un tratto la cinepresa
imbocca una direzione nuova. Lenta discesa verso il basso a
inquadrare il Branford, luogo di fantasmi e stregonerie,
claustrofobiche allucinazioni. Una "doppia scrittura" a
livello registico-narrativo quella di Roman Polanski per
Rosemary's baby per una duplice interpretazione affidata allo
spettatore. I mostri, spettri invocati dalla fantasia del regista
sono frutto di una messinscena oggettiva o mere proiezioni soggettive
di Rosemary ( Mia Farrow)? Un incastro di oggettività e
soggettività fuse assieme quello allestito dal cineasta polacco.
E' questo a suscitare nel pubblico quel surplus di claustrofobica
angoscia e terrore. Labilità tra verosimile e inverosimile. Roman
Polanski: nomade, cosmopolita. Urge in lui la necessità di andare
alla ricerca di uno standard tecnico-produttivo d'altro livello per
dare vigore nuovo all'attività di un instancabile fautore per idee
sempre nuove. Hollywood è il luogo in cui tutto ciò si concreta.
Rosemary's baby, pellicola di labile inserzione in un genere
ben definito (definirlo horror sarebbe a dir poco riduttivo), esce
nelle sale nel 1968. Il film diviene inevitabilmente un simbolo di
quel cambiamento irreversibile messo in atto a fine anni sessanta.
Una nuova era spalancava allora le sue porte per un mutamento sociale
di non sottovalutabile importanza. Il merito da attribuire a Polanski
è quello di descrivere in maniera più che coraggiosa l'occultismo
insito nella società altolocata di New York. La location, il Dakota
(il Branford nel film) è un edificio vero, in mattoni e
calcina. Ai suoi tempi il palazzo attirò elementi eccentrici
dell'alta società newyorkese. La congrega malefica che complotta
alle spalle di Rosemary non è composta da streghe o individui
mostruosi, ma da persone distinte e medici prestigiosi (da rimarcare
la prova d'attrice di Ruth Gordon, strepitosa ed eclettica,
vincitrice di un oscar, nelle vesti della fin troppo premurosa
vicina: Minnie Castevet).
Voci
insistenti (per lo più documentate) dichiarano che Anton La Vey,
fondatore della Chiesa di Satana, avesse ricoperto all'interno
del percorso filmico il cameo di Satana in persona durante la scena
dell'amplesso e che si fosse inoltre reso disponibile in qualità di
consulente per la realizzazione dell'opera. Ma La Vay rimase
collegato all'aura misteriosa che avvolge Rosemary's baby per
un altro motivo: Susan Atkins, membro della famiglia Manson
che contribuì al raccapricciante omicidio di Sharon Tate
(allora giovane moglie di Polanski) era una ex seguace di La Vey. Il
sangue: tema riproposto dal cineasta più e più volte, in maniera
morbosa, insistente. Rosemary teme di fare un semplice prelievo
laddove sarà nel dubbio di essere incinta. E ancora la parola sangue
(blood) ad essere segnata sul calendario dalla protagonista come
memorandum per la visita medica successiva. Lo stesso nome della
vittima prescelta dalla congrega allude visibilmente a un fiore: la
rosa, rosa rossa così come i vasi regalati dal marito Guy (John
Cassavetes) traboccheranno di rose sanguigne. E ancora rosso il
colore dall'abito indossato dalla donna la notte del concepimento
maledetto. Rosso a marchiare il corpo nudo della protagonista durante
il sabba. Il Branford, da edificio luminoso alla luce delle riprese
d'inizio pellicola si farà poco alla volta sempre più tetro e
claustrofobico. Prendiamo in esame la scena in cui Rosemary e Guy
passano la loro prima notte nell'appartamento. Dalla finestra si
intravedono sagome oscure di palazzi ed edifici fatiscenti (palese
richiamo a L'inquilino del terzo piano). La protagonista sarà allora
ripresa dalla vita in giù (ad essere inquadrate solo le gambe)
mentre si avvicina al ripostiglio (quasi un sentore minaccioso di
quello che avverrà in seguito).
Quella
che potremmo definire vittima sacrificale è chiara rappresentazione
di quella società tradizionale e ingenua dell'America tra gli anni
cinquanta e sessanta (traboccante ideali e speranze). Ma eventi
scioccanti lasciarono il marchio nell'opinione pubblica: la
misteriosa morte di JFK, Marilyn Monroe e Martin Luther King. Orribili
omicidi rituali ad opera di Manson e del Figlio di Sam provocarono
paura e orrore. Un importante cambiamento nella vita culturale
americana, insomma. Rosemary's baby scopre le carte del
funzionamento di una congrega di streghe internazionale, la società
americana scopre il lato oscuro della sua attività politica interna.
Il film mescola sapientemente iconografia cattolica e satanica. Il
magistrale piano sequenza allucinatorio della Cappella Sistina
durante il rito, l'apparizione di un fantomatico pontefice che porge
alla protagonista la mano da baciare (ma al dito indossa lo stesso
ciondolo contenente radice di tanis).
Rosemary,
recatasi al poi mancato appuntamento con Hutch (Maurice Evans)
contemplerà una vetrina in cui è stato allestito un presepe (Maria
e Gesù tra le braccia). Rose-Mary: la Vergine trasfigurata da
Polanski in madonna nera.
Impressionante
sarà il mutamento, trasformazione fisico-psichica della protagonista
nonché della Farrow all'interno del film. E' risaputo che la donna,
allora sposata con Frank Sinatra, ricevette sul set le carte
del divorzio. La cosa la sconvolse a tal punto che Polanski temette
per un mancata conclusione di riprese. Fu la stessa Farrow a
tagliarsi maldestramente i capelli in un raptus di autolesionismo.
Allora venne chiamato con urgenza il famoso coiffeur delle dive Vidal
Sasoon che fece quel che poté per aggiustare una capigliatura
all'ultimo stadio. "La mia intenzione è quella di criticare
una società come ne Il coltello nell'acqua", dirà
Polanski. E ancora "Questo è quello che vorrei fare e dire
tramite i miei film. Ad interessarmi non sono gli aspetti metafisici.
No. Essi sono per me solo temi affascinanti e divertenti, come lo
sono per i bambini. Se non dico nulla di importante nei miei film è
perché mi risulta troppo difficile esprimerlo in pellicola. Se so
cosa voglio dire, la dico". Un aneddoto divertente
all'interno della lavorazione del film. Quando Rosemary chiama il
collega del marito, rimasto cieco in seguito ad una fattura, la voce
dall'altra parte della cornetta sarà quella di Tony Curtis.
La Farrow non sapeva chi avrebbe risposto al telefono, per questo
dimostrò una leggera confusione nel sentire una voce familiare non
bene identificata. Questo era esattamente l'effetto ricercato da
Polanski. Rosemary's baby, capolavoro assoluto nella storia
del cinema. Poco importano le definizioni. Che sia un film horror o
meno, rimarrà una pellicola sempre pronta ad inquietare spiazzando
lo spettatore dalla prima all'ultima scena, visione dopo visione.
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