Un
film di Olivier
Nakache ed Eric Toledano
Titolo
originale: Intouchables
Con:
François
Cluzet, Omar Sy, Ludovica Modugno, Audrey Fleurot, Clotilde Mollet
Sceneggiatura:
Olivier Nakache, Eric Toledano
Produttori:
Nicolas Duval-Adassovsky, Laurent Zeitoun, Yann Zenou
Casa
di produzione: Gaumont
Distribuzione:
Medusa Film
Fotografia:
Mathieu Vadepied
Montaggio:
Dorian Rigal-Ansous
Musiche:
Ludovico Einaudi
Scenografia:
Olivia Bloch-Lainé
di Chiara Roggino.
di Chiara Roggino.
Olivier
Nakache ed Eric Toledano: francesi, amici, registi e collaboratori.
Alle spalle un'esperienza nel cortometraggio di genere fantastico,
poi il debutto su grande schermo.
Con
una spiccata predilezione per i buddie
movies, i
due cineasti dirigono in patria interpreti di rilievo: Jamel
Dabbouze, Gilbert Melki, Gérard Depardieu e Jean-Paul Rouve. Il
loro “ Nos
jours heureux
”
(“Primi amori, primi vizi, primi baci”) è il film-sorpresa
dell'estate 2006.
A
Distanza di sei anni il grande botto: la candidatura a sei César (
premio per migliore attore ad Omar Sy).
“Quasi
amici” ( tratto dal romanzo autobiografico “Il diavolo custode”
di Philppe Pozzo di Borgo) è il film francese con maggiore incasso
ottenuto in Italia. Nakache
e Toledano, ispirandosi a fatti realmente accaduti, svelano allo
spettatore una realtà insperata, specie di questi tempi: anche le
favole esistono.
Nel 2004 i due autori assistono a un documentario: “A la vie, à la morte”. La pellicola non narra il rapporto tra due uomini, si limita a descrivere la drammatica esperienza dell'imprenditore francese Philippe Pozzo di Borgo, reso tetraplegico in seguito ad un incidente in parapendio.“Ma dopo dieci minuti di film si ride scoprendo lo straordinario assistente , Abdel, che fa brutti scherzi, inventa barzellette, battute ciniche. Mi ricordo la prima volta che ho visto Abdel spostare Philip dal suo letto.Questa immagine mi ha suscitato un sacco di emozioni. Abbiamo voluto trascrivere questa emozione” ( Eric Toledano).
Philippe
(un eccellente e misurato François
Cluzet
)
è un imprenditore di successo.Quando
la moglie si scopre affetta da un morbo incurabile, l'uomo, dedito a
sport estremi, si lancia col parapendio in un cielo plumbeo: cumuli
di nubi ovunque.Da
qui l'incidente che lo condurrà alla tetraplegia, paralizzato su una
sedia a rotelle. Sarà l'intervento del più folle tra gli aiutanti
personali, il senegalese nullafacente Driss ( in cerca di una firma
che proroghi il suo sussidio di disoccupazione) a mutare la non vita
di Philippe.L'incontro
tra due disperati (l'uno affetto da handicap fisico, l'altro da
discriminazioni sociali) si trasformerà in una grande amicizia. Driss,
perfetto diavolo
custode,
restituirà al suo assistito il gusto per la vita.
Perché
“Intouchables”?
Nella
società indiana sono così definiti i fuori casta, tenuti a distanza
per motivi di professione ( becchini,
macellai, conciapelli, lavandai) o per abitudini di vita, specie
alimentari.
Emarginati,
intoccabili.A
Parigi una buona percentuale di popolazione straniera, proveniente
dai paesi arabi e dal nord Africa, è perfettamente integrata nel
sistema: lavoro, collocazione sicura. Ma sopravvivono gli “altri”,
i reietti, emarginati nei palazzoni fatiscenti della Banlieu. Driss è
uno di loro.In
modo diverso Philippe appartiene alla medesima casta.
Protetto, intoccabile, oltre il cancello d'ingresso della sua grande
villa.
Parigi
by night: due uomini sfrecciano a bordo di una Maserati.
Non
sappiamo nulla: dell'uno, dell'altro. Le luci artificiali e i fari in
notturna ne scolpiscono i lineamenti.Il
primo è un giovane di colore, il secondo sulla cinquantina, bianco,
trasandato, barba incolta. Le connotazioni registiche lasciano
presagire un film d'azione. Superato il limite di velocità, la
vettura è fermata dalla polizia. Solo
allora si viene a scoprire che uno dei passeggeri, il bianco, è
tetraplegico, costretto su una sedia a rotelle. Il giovane
accompagnatore improvvisa un alibi: il suo assistito è in serio
pericolo di vita e deve essere condotto al più presto al pronto
soccorso.I
poliziotti, costernati, si offrono da scorta per agevolare il
tragitto all'ospedale. Nakache e Toledano allestiscono un incipit
forte, dinamico, con evidenti contaminazioni da videoclip. A
dare il tocco finale un perfetto tappeto sonoro, il ritmo serrato di
“Dancing in september” degli Earth Wind & Fire e un utilizzo
quanto mai azzeccato dello spleet screen.
La
vicenda ha inizio con un flashforword: così decostruita, si dipana e
si conclude, cerchio perfetto. A
fine pellicola, prima dei titoli di coda, una breve comparsa dei veri
protagonisti della storia: Philippe Pozzo di Borgo e il suo
amico-badante, l'algerino Abdel
Sellou. Omar Sy, che nel film interpreta l'assistente di Philippe, è
nero, senegalese.Perché
questo cambiamento di rotta? La
risposta degli autori soddisfa i nostri dubbi. “Volevamo
lavorare nuovamente con Omar (Sy) e abbiamo scritto la parte per
lui”. A
quanto pare Sy è stata la scelta più naturale. In sostanza, le due
persone, Abdel e Omar, anche se fisicamente diversi e di differente
provenienza etnica, appartengono allo stesso gruppo di immigrati che
vivono nella Banlieu. E'
più importante dirigere un bravo attore che rispettare la reale
nazionalità del personaggio. Sy è naturale e spontaneo: la sua
fantasia, il suo modo di ballare, il suo senso dell'umorismo.Per
dire a qualcuno su una sedia a rotelle, "Pas de bras, pas de
chocolat” (“Niente braccia, niente cioccolato”), devi essere
accattivante ed empatizzare con il pubblico.
Omar
Sy è un divo in Francia. Ogni
sera conduce un suo show su Canal Plus: soli cinque minuti,
abbastanza per renderlo una celebrità. A
fare un paragone, si può risalire nel tempo a vent'anni addietro:
Eddy Murphy, protagonista di "Beverly Hills Cop", proveniva
dal “"Saturday Night Live". Per Omar è esattamente lo
stesso.
Sy
si rivela praticamente perfetto nel ruolo cucito appositamente per
lui ad assecondare la sua performance d'attore, quella fisicità
plastica che lo rende unico. Un
sorriso accattivante e due occhi eloquenti capaci d'irradiare fiducia
e calore umano.
“L'ironia
è l'unica forza dei diversi. Un modo per sedurre e farsi accettare.
E' un approccio molto più frequente di quel che si crede tra noi
disabili". Spiega
Pozzo di Borgo che ha seguito passo passo la lavorazione del film
imponendo agli autori clausole vincolanti: “Voglio, in primo
luogo, una commedia; in secondo luogo, non voglio qualcosa di
semplicistico, e come terzo punto, non voglio soldi: voglio dare il
5% degli utili del film ad una associazione”.
“Quasi
amici” non è una pellicola sull'handicap, ma la storia di due
disperati che si sostengono a vicenda. Il neo assunto percepisce la
depressione di Philippe, la sua volontà di non sentirsi un
emarginato, un diverso. Il tetraplegico ha bisogno di due forti
braccia: per trasportarlo ovunque, per prendersi cura di lui giorno e
notte. Driss,
portatore di ironia ed energia dirompente, comprende le volontà di
Philippe che si presta, complice e sornione, alle pazzie e alle
stravaganze della sua nuova “balia”. Così
il badante prende per mano il suo assistito scarrozzandolo in
Rolls-Royce
per
ogni dove
(“Io lì non ce la metto”, dirà il giovane riferendosi alla
vettura adattata per tetraplegici. “Lo dico per lei. Non posso
caricarla là dietro come un cavallo”.)
,
conducendolo da prostitute. Gli
fa fumare hashish e fa truccare la sua sedia a rotelle in modo che
che “ingrani la quarta”.
Dimenticate
Julian Schnabel e il suo “Lo scafandro e la farfalla”.
Il
ritrovato attaccamento alla vita ( l'arpiniano gusto
del miele),
potrebbe essere a grandi linee riconducibile al “Profumo di donna”
di Dino Risi: il rapporto tra lo studente Bertazzi (Ciccio) e Fausto,
capitano non vedente in congedo.Ma
Bertazzi è un ingenuo, un puro, nel suo ruolo di assistente e
accompagnatore. Altra
cosa avviene in “Intouchables”. Il
film di Nakache e Toledano affonda i suoi presupposti
nell'incontro-scontro tra due caratteri forti e fragili al contempo,
apparentemente agli antipodi. A
volere etichettare la pellicola, si è certi di trovarsi innanzi a
una commedia, forse drammatica, ma pur sempre commedia.
Il
film è una macchina vincente, strutturata ad hoc: si ride e molto,
ma vi è altresì spazio per una nicchia protetta in cui lo
spettatore può dar sfogo a lacrime e commozione. L'happy end è
garantito e la storia si fonda su fatti realmente accaduti. Cosa
volere di più? Lo spettatore uscirà dalla sala col sorriso sulle
labbra: ottimo investimento i soldi spesi per la visione.
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