Un
film di Simon Curtis
Con
Michelle Williams, Eddie Redmayne, Julia Ormond, Kenneth Branagh,
Geraldine Somerville, Emma Watson, Judi Dench, Derek Jacobi
Titolo
originale: My week with Marilyn
Genere:
Commedia drammatica
Durata:
99 min.
Soggetto:
Colin Clark
Sceneggiatura:
Adrian Hodges
Produzione:
David Parfitt
Produttore
esecutivo: Bob Weinstein, Harvey Weinstein
Casa
di produzione: The Weinstein Company, Lypsinc Productions, Trademark
Films, Uk Film Council
Fotografia:
Ben Smithard
Montaggio:
Adam Recht
Scenografia:
Donal Woods
Regno
Unito 2011
di
Chiara Roggino
Il
giovane Clark, conseguita la laurea a Eton, decide di tentare
l'avventura buttandosi a capofitto nel rutilante mondo dello
spettacolo. Colin è la pecora nera della famiglia. Figlio
dello storico d'arte di fama mondiale Kenneth Clark e fratello minore
di un uomo politico, disattese le speranze di un genitore che avrebbe
auspicato per il rampollo un futuro di alti incarichi nell'ambito di
una professione 'patriarcale' tramandata da generazioni.
E'
il 1957 e la Marilyn Monroe Productions (in collaborazione con la
società cinematografica di Laurence Olivier) è in procinto di
iniziare le riprese di un nuovo film: “Il principe e la ballerina”,
tratto da una commedia di
Terence Rattingam. A dirigere la pellicola, lo stesso Olivier.
La testardaggine di Colin verrà premiata con la
promozione a terzo assistente alla regia. Un'esperienza straordinaria
per un sognatore incallito. Clark avrà modo di avvicinare e
conoscere Marilyn, intrattenendo con la star hollywoodiana una breve
relazione: una settimana soltanto. Abbastanza per innamorarsi della
donna Norma Jeane, sufficiente per intuirne la disperazione, per
tentare di salvarla da quella gabbia dorata che l'avrebbe condotta,
anni dopo, alla morte. (sinossi)
Una
donna in vestaglia raggomitolata a terra, in fondo alle scale: Norma
Jeane Baker, per tutti Marilyn Monroe. Un blocco di appunti stretto
tra le mani, lineamenti stravolti. Lacrime a solcarle il viso mentre
un ragazzo magro la osserva in silenzio.
Il
giovane è Colin Clark ( Eddie Redmayne) , allora
ventitreenne, regista specializzato in film per il cinema e la
televisione. Nel 1987 si ritirò dal mondo dello spettacolo per
dedicarsi alla scrittura. Suoi due diari dal titolo “ The prince,
the showgirl and me” e un libro di memorie “ My week with
Marilyn”.
Simon
Curtis, cinquant'anni, è uomo di teatro. I suoi esordi di carriera
sono segnati da una stretta collaborazione in qualità di assistente
alla regia presso il Royal Theatre di Londra. In seguito intrattiene
un proficuo rapporto con la BBC, curando come produttore esecutivo
più di cinquanta film che vedono in qualità di protagonisti
numerose stelle del firmamento britannico: Alec Guinness, Kenneth
Branagh, Maggie Smith, Ian McKellen, Judi Dench e Michael Gambon.
“My
week with Marilyn” (tratto dall'omonimo libro di Colin Clark),
esordio alla regia sul grande schermo, assorbe e rivela pregi e
difetti del teatro televisivo. Il film è assimilabile a una fiction
di qualità media; unici punti di forza gli interpreti, tutti
rigorosamente inglesi a esclusione della protagonista, Michelle
Williams, giovane attrice americana.
Riportare
in vita la donna-diva Monroe non è un'impresa da poco.
Il
“mito Marilyn” fu un'operazione commerciale costruita ad hoc da
parte di quella Hollywood Babilonia pronta a creare e distruggere
feticci a proprio piacimento (“La tengono impasticcata. Temono che
la loro mucca da mungere possa scomparire”).
Come
ricreare sul grande schermo il volto e la leggenda di un'icona
irripetibile? Scritturare una sosia non sarebbe stato sufficiente.
Curtis
intraprende la ricerca di un'attrice di talento, quell'attrice che
possieda il quid necessario per rendere palpabile e vera l'immagine
di una donna sola, travagliata, estremamente insicura. Mai Norma
Jeane Baker, solo Marilyn. “Non si può lasciare Marilyn da sola.
Non ce la fa. E' convinta che prima o poi tutti l'abbandoneranno”.
La
Williams, pur non rispecchiando i canoni estetici della diva che fu,
offre una prova d'attrice più che convincente: misurata, mai sopra
le righe.
Il
suo sguardo perso nel vuoto è la disperazione di una donna che
desidera una cosa soltanto: essere amata come un qualsiasi essere
umano (“Chiedo solo di essere amata come una qualunque”).
Se
a cinquant'anni Olivier rappresentava la tradizione britannica sul
viale del tramonto, Marilyn, a trenta, incarnava lo spirito della
nuova America: uno scontro culturale tra due icone.
Olivier
( uno splendido Kenneth Branagh)
era una prima donna. Dalla sua una recitazione esteriore ed
istrionica. Sapeva come incantare il suo pubblico e ottenere quel che
voleva. Se questo si realizzava sulle tavole del palcoscenico, altra
cosa avveniva nella vita reale. Lontano dai riflettori l'attore era
l'ombra di se stesso.
Alla
fine degli anni cinquanta Marilyn è devota discepola del metodo
Strasberg. Era evidente che la sua inquietudine d'attrice fosse alla
ricerca non di un insegnamento specifico, ma dell'insegnamento in
quanto tale. Tra la diva Monroe e Strasberg si instaura così un
rapporto di dipendenza e sudditanza. Paula Strasberg (Geraldine
Somerville), moglie di Lee e sua actor
coach, rappresentava l'urgenza di avere costantemente a fianco una
figura di riferimento, un “guru” protettivo che la rassicurasse
sulle proprie doti di performer. Secondo Paula il compito di
un'attrice era quello di “trovare nel proprio passato un'esperienza
simile per ricreare la giusta emozione”. Cercare a tutti i costi la
verità dell'emozione. Se il prezzo da pagare era la follia o una
recitazione in cui non sussisteva distanza tra attore e personaggio,
poco importava. Olivier non potrà fare a meno di manifestarsi
contrariato (“Stanislavskij e il Metodo vanno bene per le prove, ma
non sono adatti per questo film. I tempi sono troppo stretti”).
I
continui ritardi sul set della diva americana faranno andare il
regista su tutte le furie. Ma alla fine, nonostante i numerosi litigi
che rallenteranno la lavorazione di un film difficile da condurre a
termine, l'attore dovrà riconoscere la grandezza di Marilyn.
“Nessuna preparazione, né studio. Nessun trucco, tutto puro
istinto. E' stupefacente. Probabilmente è questo che la rende così
magnifica e così profondamente infelice. Ho fatto del mio meglio per
cambiarla. Ma lei è rimasta favolosa nonostante me”.
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