Un
film di Tony Kaye
Con
Adrien Brody, Samy Gayle, James Caan,
Christina Hendricks, Lucy Liu, Marcia Gay Harden, Brian Cranston,
Betty Kaye, Tim Blake Nelson, Blythe Danner, William Petersen
Titolo
originale: Detachment
Genere:
Drammatico
Durata:
97 min.
Sceneggiatura:
Carl Lund
Produzione:
Greg Shapiro, Carl Lund, Austin Stark, Benji Kohn
Produttore
esecutivo: Adrien Brody
Distribuzione
(Italia): Officine UBU
Montaggio:
Michelle Botticelli, Barry Alexander Brown
Fotografia:
Tony Kaye
Musiche:
The Newton Brothers
Scenografia:
Jade Healy
Costumi:
Wendy Schecter
USA
2011
di
Chiara Roggino
“E
mai mi sono sentito così profondamente distaccato da me e nello
stesso tempo così presente nel mondo” (Albert Camus)
Primi, primissimi piani in bianco e nero si
lasciano sfogliare dallo spettatore: immagini strutturate come un'intervista, professori
demotivati, insegnanti per puro ripiego. Detachment si fa così critica
ed esplorazione del sistema scolastico americano. Tony Kaye detesta i
film di puro intrattenimento. Al cineasta interessano questioni
morali e sociali importanti ( Lake
of fire
aveva trattato senza peli sulla lingua il tema dell'aborto, American
Histotry X era
una pellicola sulla questione del razzismo). Detachment
parla anche della famiglia, dell'importanza della famiglia: la
famiglia è tutto. Il distacco è quello di essere un genitore; Henry
Barthes (un emozionante Adrien
Brody),
il protagonista, troverà la sua strada, quando deciderà di
abbracciare un futuro che comporti la cura di una giovane anima
perduta, Erica ( la rivelazione Samy
Gayle).
L'autore
inglese
ha diretto prevalentemente spot pubblicitari e video musicali. Dal suo personale background, l'ideazione di disegni animati col gesso su
un'immaginifica lavagna: raffigurazione dei pensieri dei personaggi,
descrizione dello stato emotivo delle scene di riferimento.
Il
film è la storia di un uomo che si perde e nel dolore cerca di
nascondere i veri problemi della sua esistenza. Egli è in costante
fuga dalla realtà, come fosse coperto da una grande tenda nera che
non può vedere. Henry Barthes, giovane
supplente, si trova costretto a 'migrare' in un'altra scuola. Dalla
vecchia struttura scolastica a quella nuova c'è una gran differenza.
L'uomo comincerà a cambiare: la sua visione del sistema educativo
diverrà sempre più cinica. Fil
rouge, voce narrante della storia è lo stesso Henry, ripreso in
primo piano su fondale scuro.
Qual
è il dovere di un insegnante? Preoccuparsi di allievi problematici e
disagiati o disinteressarsi di loro per innalzare il prestigio della
scuola, abbandonarli, integrando il 'personale allievi' con ragazzi
'normali', motivati all'apprendimento? Il liceo dove Henry presta
supplenza sarà presto destinato alla chiusura. “Molti
insegnanti qui, ad un certo punto, hanno pensato che avrebbero fatto
la differenza. So quanto è importante essere guidati e avere
qualcuno che ti aiuti a capire la complessità del mondo in cui
viviamo. Io non ho mai avuto nessuno mentre crescevo”. ( Henry
Barthes)
Il
protagonista ha paura di diventare padre, assumendosi responsabilità
per lui troppo onerose in un periodo di vita segnato da angosce e
disperazione. Paura: per il fatto di non essere all'altezza ( in
seguito all'abbandono paterno all'età di sette anni). Paura per non
aver mai avuto alle spalle un solido nucleo familiare sui cui poter
fare conto. Un nonno, forse stupratore della madre. Una madre:
alcolizzata, in perenne crisi, presto suicida. I ricordi di infanzia
di Henry, tasselli nella mente del protagonista, emergono di continuo,
con prepotenza: immagini confuse, girate con camera a mano,
sgranate e sature di cromatismi-filtri sanguigni. “Ogni
volta che ci penso io dico che c'era una sensazione. Credo in me
stesso. Sono giovane e sono vecchio. Mi sono annoiato a morte così
tante volte. Non ce la faccio più, sono andato. Sono come voi”. (
Henry Barthes)
Cosa
significa essere insegnante in una realtà disagiata? Rivelatrice
sarà la voce di Dean Vargas, professore in perpetuo 'congedo'; egli
non farà altro che lasciare messaggi sulla segreteria telefonica
della scuola, approntando scuse per non recarsi al lavoro. “E' una
faticaccia questa vita. E' attesa, interruzione, espulsione, incontri
coi docenti, rinvii di documenti, genitori assenti e i loro figli
pericolosi. Loro sono la paura del dolore. Sputano sulla mia anima.
Questa umiliazione finirà. La disciplina verrà ristabilita. I
ragazzi ci tengono al guinzaglio. Siamo noi quelli sotto giudizio. E'
come una dannata follia. Ogni ragazzo ha valore? E' informato e
merita un'educazione? Dannati ragazzini che non hanno desideri!
Nessun fuoco. Nessuna mente da nutrire.”
Il
primo incontro tra Henry ed Erica avviene su un autobus. Primissimo
piano di Henry che piange disperato ( dopo aver fatto visita alla
clinica in cui è ricoverato il nonno). Dettagli delle calze a rete,
scarpe col tacco e minigonna di Erica che pratica sesso orale ad un
cliente. La giovane è la pietra angolare del quadro perchè è un
personaggio collegato ad Henry, fa parte di Henry. Dice il
regista: “
Ho anche questa concezione della fotografia in senso cromatico:
contrasti, buio e luce, neuroni sotto controllo e neuroni fuori
controllo, capelli neri contro i capelli castani e capelli biondi.
Sami Gayle (che interpreta Erica) aveva i capelli castani. Il che per
me implica una “zona fuori controllo”, così ho cercato un Henry
Barthes che avesse i capelli neri, un uomo calmo, controllato. Ho
trovato che Adrien Brody si adattasse alla perfezione. Così l'ho
convinto a gridare e urlare e buttare sedie tutt'intorno, l'ho
convinto a esplodere e tornare alla calma per ritornare ad essere un
uomo sotto controllo, per diventare un genitore”.
“Abbiamo
la grande responsabilità di guidare i nostri giovani in modo che non
finiscano per crollare o arrendersi, diventare insignificanti”
(Henry Barthes).
La
giovane Meredith, allieva di Henry, tutta angosce, passione per l'arte
e talento purissimo, soccomberà a un finale di partita inevitabile e
spietato. Alle spalle una famiglia gretta, un padre che non farà
altro che scoraggiarla, degradandola, sottolineandone l'aspetto
fisico poco piacente e l'impraticabilità di sogni campati in aria.
La ragazza si toglierà la vita.
Questo è il percorso del protagonista, la storia del distacco.
Meredith lo condurrà all'inferno e ritorno. Per il ruolo
dell'allieva suicida, Kaye ha subito pensato alla figlia Betty.
Dirà
in un'intervista: “ Per quel che riguarda mia figlia Betty, ho
sempre pensato a lei (per tre anni in realtà) per interpretare il
ruolo di Meredith. Betty non assomiglia al personaggio nella vita
reale, lei è molto fiduciosa e molto forte e ultra-determinata a
riuscire nella vita, ma ha avuto anche un'esistenza difficile: ho
calpestato la mia famiglia quando ero molto giovane. Ero molto
egoista e pieno di ego. Betty aveva cinque anni e la prese molto
male. Rubino, sua sorella, ne aveva due e non ha mai compreso davvero
le mie azioni. Betty ha sofferto molto e credo proprio che abbia
portato in superficie quelle emozioni nella sua interpretazione di
Meredith. Non ho mai saputo se mi sarebbe stato permesso di
scritturare mia figlia come una dei protagonisti, perché sarei stato
accusato di nepotismo o qualcosa del genere, ed ero abbastanza
preparato. Se avessi trovato qualcuno migliore di lei non avrei avuto
scelta e Betty avrebbe rischiato di non parlarmi per anni, ma la
verità è che lei è stata assolutamente perfetta durante
l'audizione e via via dava sempre il meglio per quel ruolo, la sua
recitazione era così dannatamente vera”.
Al
termine di pellicola Henry dovrà cambiare nuovamente scuola. Prima lezione. Il racconto La
rovina della casa degli Usher diviene metafora di una globale pesantezza ad accomunare l'umanità
intera: la descrizione di 'uno stato d'animo'. Una visione
apocalittica quella finale. Un'aula deserta, sedie rovesciate a
terra, fogli e fogliame secco ovunque. E' la fine del mondo,
l'olocausto del sistema umano e scolastico insieme.
“Per
tutta una fosca giornata, oscura e sorda, d’autunno, col cielo
greve e basso di nuvole, avevo cavalcato da solo attraverso una
campagna singolarmente lugubre, fino a che mi trovai, mentre già
cadeva l’ombra della sera, in vista della malinconica casa degli
Usher. Non so come, ma appena l’ebbi guardata una sensazione
d’insopportabile tristezza mi prese l’anima. Insopportabile,
dico, già che non le si univa il sentimento poetico e perciò quasi
piacevole che accompagna in genere le immagini naturali anche quando
siano le più cupe della desolazione e del terrore.
Guardavo
la scena che mi stava davanti. E lo spettacolo della casa e del
paesaggio all’intorno, le fredde mura, le finestre come orbite
vuote, i radi filari di giunchi e alcuni bianchi tronchi risecchiti,
mi davano un avvilimento così estremo che potrei paragonarlo
soltanto allo stato del mangiatore d’oppio durante l’amaro
ritorno alla realtà quotidiana, l’orribile momento in cui il velo
dilegua.
Era
un gelo nel cuore; e una oppressione, un malessere, e nella mente un
invincibile orrore, che la rendeva inerte ad ogni stimolo della
fantasia. Che cosa, dunque, mi soffermai a pensare, rendeva tanto
penosa la contemplazione della casa degli Usher? Ma rimaneva un
mistero insolubile; né io riuscivo ad aver ragione delle ubbie
tenebrose che mi si affollavano dentro mentre riflettevo. E fui
costretto a ritrarmi sulla conclusione poco soddisfacente che
esistono combinazioni di oggetti naturali e semplicissimi che hanno
potere di rattristarci fino a un tal punto, ancorché l’analisi di
questo potere dipenda da considerazioni troppo profonde rispetto a
noi. Pensavo che forse una qualsiasi differenza nella disposizione
degli elementi della scena, dei particolari del quadro, sarebbe
bastata a modificare o persino forse a distruggere tanta forza di
dolorosa impressione spinto da questo pensiero, condussi il cavallo
sulla riva scoscesa d’un lugubre stagno d’acque morte che si
stendeva, nel suo nero luccicore, presso la dimora; e guardai, ma ne
ebbi un tremito ancora più profondo; guardai riflesse, capovolte, le
immagini dei giunchi di cenere, dei tronchi sinistri e delle finestre
simili ad occhi vuoti.” (Edgar
Allan Poe - La rovina della casa degli Usher)